giovedì 23 giugno 2011

SQUADRATLANTICA - PRIMO VOLO



Ho gustato appena una gioia immensa, ignorata, che mi ha lasciato commosso e curioso.
Non penso che a volare ancora.
E' un nuovo bisogno, una nuova passione.


( Gabriele d'Annunzio after his first flight - Brescia 1909 )

venerdì 17 giugno 2011

PRODUZIONE



Fra una cosa e l'altra la produzione prosegue.

Quando si parla di produzione spesso si pensa che basta prendere le cose e metterle insieme. E' vero fino ad un certo punto.

Per quanto riguarda un progetto di start up come è quello di Squadratlantica, nata alla fine di Marzo di quest'anno, vale a dire poco più di un paio di mesi fa - il "prendere e mettere insieme" va inteso come metodo empirico, sperimentazione pura.

Tutto deve essere cercato, scelto, acquistato, messo assieme e testato allo stesso tempo.

E’ la prima volta di tutto.

Tessuto, modelli, vestibilità, ricami, stampe, accessori, confezione, lavaggio, stiro, scatole.

Pur avendo ormai 25 anni di esperienza (…) nella produzione di abbigliamento, inevitabilmente ogni progetto è una storia a sé. A maggior ragione adesso che sono io a decidere, rischio di sbagliare senza essere salvato in extremis da qualcuno che “credimi ci sono già passato”.

Alla fine però tutto va secondo le regole: contrattempi, il tempo che scivola via, passa non si sa neanche come, persone che non legano tra loro, campioni confezionati da cani e quindi da rifare, lavaggi realizzati sul dritto ( i capi vanno sempre lavati sul rovescio ad evitare graffi ed abrasioni in lavaggio e asciugatura ) con il risultato di alzare un pelo da far paura. Niente di preoccupante.

Solite cose. O quasi. Invece di uscire a fine Maggio usciamo a fine Giugno.

Già. Ma per una Company che commercializza polo a manica corta questo dovrebbe essere preoccupante. Sbaglio o infatti ad agosto ci sono i saldi ? E a luglio… non ci sono i pre-saldi ? Magari vista la crisi quest’anno li anticipano.

Quindi, i Saldi.

Ma voi avete mai visto un opera lirica, che ne so la Turandot in saldo ? Eppure è un pezzo che l’hanno composta, e chissà quanto volte messa in scena, insomma è un po’ vecchiotta. Eppure non invecchia. O meglio invecchia ma è più una cosa che ci guarda dall’alto invece di cadere in basso. E’ come dire che si eleva con il passare del tempo. Ci sono anche dei vini, l’Amarone ?, che se non sbaglio migliorano se si ha la pazienza di lasciarli invecchiare. E il parmigiano, e certi mobili.

Lasciamoli invecchiare in pace, elevarsi verso il mito. Non esageriamo. Non pretendiamo di creare delle opere liriche indossabili o gustabili dopo averle lasciate decantare per decenni.

Però. Possiamo fare dell’abbigliamento da far vivere insieme a noi ? Possiamo pensare a qualcosa che non debba pensare che passato il santo passato il miracolo ? La smettiamo di essere pecore e di farci convincere che tutto ciò che ci passa tra le mani va bruciato, usato, gettato ? Dov’è finito il pensiero, il desiderio di poter regalare ai nostri figli una immagine, una maglia, un paio di pantaloni una sciarpa o un cappello indossati da NOI per NOI stessi, capi che in ANNI sono diventati NOI, oggetti che hanno perso il loro essere inanimati per divenire immagine nostra nei loro ricordi – mio Padre me lo ricordo con la sua polo rossa. Vogliamo mettere una cintura di cuoio fino a curvarla, fino a lasciare i segni dei nostri 75 kg ? E quando saremo vecchi dire eh, lì avevo i muscoli così.

Saldi ? ma di che diavolo stanno parlando ? Ma di che diavolo stanno farneticando….

lunedì 6 giugno 2011

Roland Garros > Cina e Italia giocano assieme.


Non sono un appassionato di Tennis. A malapena riesco a comprenderne il sistema del punteggio.

Se sabato pomeriggio ho seguito l’incontro tra Alessandra Schiavone e Na Li è stato per vedere se nel ( casuale ? ) parallelismo che l’abbigliamento ed il tennis stavano vivendo, si ritrovavano anche le stesse dinamiche che governano l’ incontro / scontro fra i due paesi nel settore dell’abbigliamento. La creatività italiana contro la potenza cinese. La qualità contro i numeri.

E le similitudini ci sono state, eccome.

Le potenti bordate di Li “pesavano” sul braccio di Francesca esattamente come la quantità di prodotto realizzato in Cina si dimostra devastante sul mercato italiano.

A detta dei commentatori, presumo esperti della scuola del tennis con gli occhi a mandorla, Li impara dagli schemi degli avversari e su questi costruisce il proprio gioco fino a sopravanzarli sul loro stesso terreno. Stessa cosa nell’abbigliamento : la Cina impara da noi e poi ci affoga in un mare di quantità clonate. Impara e riproduce, impara e riproduce. E vince.

Lì attaccava dalla sua stabile piattaforma a fondo campo, nemmeno fosse davvero in Far east mentre Francesca danzava deviando i colpi e cercando di impedire a Li di fermarsi a sparare cannonate.

Ma Potenza e quantità hanno in sé una componente di inerzia che può essere rivoltata contro lo stesso attaccante, disorientarlo e farlo cadere proprio a causa del proprio peso e slancio. Quasi fosse una sorta di contrappasso, questo è un insegnamento orientale conosciuto come Judo.

E ad un certo punto Francesca è riuscita a trovare il sistema di contrastare la potenza. E’ stato quando ha rotto gli schemi e ha cambiato gioco, mettendo in campo ciò che fa di noi Italiani dei vincenti: la Creatività. Due volèe hanno fatto davvero sbilanciare Li, che innervosita ha perso concentrazione e freddezza lasciandoci per un attimo sperare nella vittoria.

La Creatività appunto.

Cambiare gioco, impedire all’avversario di raggiungerci. Ciò che conta è la forma mentale, l’atteggiamento vincente; non la forza bruta, inutile e goffa senza il controllo.

Se Francesca alla fine ha perso è perché alla sua creatività è mancata la potenza, non quantitativa ma mentale; parlo di atteggiamento vincente, di sicurezza.

Se noi Italiani crediamo di poter vincere vinciamo. Avendo le risorse di cultura e di capacità creativa che abbiamo noi i mezzi sono solo un dettaglio. Dobbiamo saper comunicare le nostre visioni, spiegare le nostre idee e chi può farlo ci appoggerà, intuendo nei nostri progetti quel ritorno economico che oggi sembra essere garantito solamente dai grandi numeri.

Italia e Cina hanno giocato a tennis.

Anche il nostro tagliare e cucire alla fine è un gioco, un gioco che però si fa pericoloso quando coinvolge il nostro futuro, quello della nostra cultura e delle nostre capacità manifatturiere.

Certo, meglio giocare a farsi la guerra che farsela davvero ma sabato al Roland Garros son volate cannonate e qualcuno le ha prese sul serio.

Alla fine l’insegnamento, la strategia da adottare sono chiari: noi, Italiani, dobbiamo essere creativi, rompere gli schemi e cambiare spesso gioco. In questo modo impediremo a chi ci segue di raggiungerci. Dobbiamo essere sempre un passo avanti, portare la palla come dice il mio amico Stefano. E crederci.

Ovvietà, ma vederle materializzate e confermate in quei dieci magici minuti di una partita a tennis è stato illuminante.

mercoledì 1 giugno 2011

Anima



Nuovi progetti significa entrare in nuovi mondi.

Anche se ci si sa tuffare, ogni scogliera è diversa, anche se sappiamo nuotare ogni fiume ha le sue correnti.


Il Progetto Squadratlantica prosegue, tra stile, prodotto e produzione, cercando la propria strada.
Rispetto a haenG gli interlocutori sono diversi ma molti rimangono gli spunti comuni; le cose importanti sono le medesime, raccontate attraverso elementi distintivi propri.
La ricerca dei punti focali, delle luci del prodotto, è una fase bella e snervante insieme.
Ti può arrivare in mano un ottimo prodotto, realizzato in maniera ineccepibile, pieno, con i colori e le proporzioni esatte ma, come una donna bellissima privo di luce negli occhi, senza Anima.

L'anima non risiede in tutto ciò che esiste, che vediamo, che tocchiamo,
sia essa chiamata Psyche o Atman o appunto - Anima - ogni cultura o religione ha un nome per definire questo soffio vitale che risiede in ciò che è piuttosto che in ciò che semplicemente appare.
Questa fase è un bambino che nasce, che deve darti un segnale, piangere, far sentire che è vivo, che c'è.
Un dettaglio, un piccolo punto di colore, un ricamo serve a fare la differenza tra la vita e la morte, a creare o rompere, quel meccanismo.


Questa è filosofia da quattro soldi dirà qualche mente elevata, parlare d'anima in una Polo Piquet.
Certo, ci voglio ritrovare l'anima di chi viene raccontato attraverso queste Polo, il cuore di quegli Uomini che sacrificarono la vita ad un Ideale.

Anche un pezzo di carta può avere un' anima, un libro eccome !
In un qualsiasi oggetto può risiedere la passione, basta metterci il cuore.


Mittler zwischen hirn und händen muss das herz sein ( Sinnspruch - Metropolis 1927 )