lunedì 28 febbraio 2011

DETECTIVES

Elaborare un piano, studiare le azioni nei minimi particolari, verificare le varianti e prevedere le incognite. Il delitto perfetto si forma, funziona e resiste nella mente dell’assassino come un piano finanziario nei calcoli accurati di un imprenditore. I detective ed i direttori di banca sono lì a ricordare che non esistono piani perfetti.

E’ con questa idea fissa in testa che in questi giorni mi sono preparato. Esiste qualcosa che non ho previsto ? Un elemento insignificante, marginale, un granello di sabbia che mi sfugge e che potrebbe generare una incongruenza, il paradosso che il detective, ops il direttore coglierà e sul quale incentrerà la sua opera investigativa scavando fino ad incrinare, far vacillare e poi demolire definitivamente il castello di carte che ho ingenuamente costruito ?

Consegnare il mio destino, anzi fortunatamente si tratta di solo uno dei miei destini, nelle mani di un colletto bianco non mi piace. Non so nemmeno chi mi troverò davanti. Effettivamente la mie esperienze in materia mi hanno sempre tragicamente confermato quanto anche nel settore degli investimenti si tenda ad essere estremamente critici nei confronti di chi invece che affidarti dei soldi te li chiede. Non esistono poi nemmeno più quei bei direttori di una volta, parroci atei di paese che bonariamente ti ascoltavano e poi ti accoglievano nelle loro salde mani. L’ultimo direttore che ho incontrato era un ragazzino nemmeno in grado di fare due conti senza calcolatrice. E’ una questione di passione anche lì. Una volta quei tizi, i parroci, se ne stavano sereni e appoggiati allo schienale della poltrona facendo i conti a voce alta e si vedeva, si capiva, che gli piaceva. Quelli che hanno preso il loro posto sembrano tutti impalati da dietro tanto stanno addosso a quel maledetto terminale.

Aldilà dei numeri, non mi resta quindi che sperare di trovare un sopravvissuto di altri tempi, un di quei parroci al quale comunicare passione e chiedere solidarietà. Vedremo appunto che dirà il destino. Spero solo che nessuno tiri le tende, inizi a fumare delle puzzolenti sigarette e mi punti addosso una lampada.

domenica 27 febbraio 2011

La mia Amica.

Anche a me piacerebbe avere una Amica che si pettina così.
Aldilà della pettinatura, mi
interesserebbe la qualità di una persona che si pettina in un modo simile.

Quando si parla di qualità e di amici si dice che il binomio si verifica nel momento del bisogno. E adesso che quel momento è arrivato è divertente osservare le sparizioni di - ora posso definirli ex - colleghi e amici.

E' come quando fai un trasloco, le cose che davvero contano si filtrano da sole e finiscono con il formare un mucchio di spazzatura in mezzo alla stanza. A qual punto capisci che fino a quel momento avevi riservato loro una importanza che non meritavano e che è ora di lasciarsele alle spalle.
La cosa bella è che in questi momenti, nei quali ti confronti con nuove situazioni, si avvicinano a te delle persone che non avevi notato prima o che comunque non consideravi certo degli amici.
Certo, Amicizia è una parola importante e quindi si vedrà con il tempo se si trattò di un inizio in tal senso o solo di un avvicinamento, ad ogni modo fa piacere.
A maggior ragione, parlando di haenG mi ha stupito che a farlo, ad avvicinarsi nel momento del bisogno, siano stati alcuni Titolari dei negozi nei quali haenG è distribuito. Non tutti, certo, ci sono eccome quelli che fanno due conti e via. Ma proveniendo da una razza che io personalmente approccio con grande diffidenza - ritengo che se il Consumatore finale vede il prodotto e se ne innamora, il Negoziante vede il prodotto e pensa a quanto ci può guadagnare - la cosa mi ha impressionato.
Devo invece dire che ho incontrato, se non proprio dell' Umanità - adesso non esageriamo - una dimostrazione di stima e un avvicinamento nei miei confronti che nel mio innegabile cinismo non mi sarei aspettato.
Doppie scuse quindi a questi tizi che si sono avvicinati dapprima al progetto e poi alla sensibilità del sottoscritto: per quanto sta accadendo e per averVi giudicato prima di potervi meglio conoscere.
Fortunatamente son tutti e due errori ai quali è sicuramente possibile rimediare.


giovedì 24 febbraio 2011

Originals



Sorry, I'm Italian ! To switch the post in your language use this
at your own risk...

Ragioni anagrafiche, crimini, incidenti, siluramenti o denaro, quali che sia stata la causa, la storia è ricca di cambiamenti più o meno improvvisi, svolte di stile, presenza, comunicazione e filosofia.
La Ferrari di Enzo Ferrari, la Pastasciutta della Sora Lella, Lupen III
di Kazuhiko Katō, Topolino di Disney, Valentino di Valentino Garavani , Versace di Gianni Versace, James Dean, Marylin, il mitico John Belushi.

Stabilire se il dopo era migliore o peggiore del prima è soggettivo. La verità è che semplicemente sono espressioni diverse di una stessa cosa e quindi ogni situazione, interprete ed interpretazione incontreranno i propri
estimatori e detrattori.

Aldilà di affermare con macabro cinismo che il valore di un Artista lo si verifica dopo la sua morte, sia essa reale o professionale, chi crea qualcosa lo fa in base ai suoi valori, quali che siano : la competizione, la compassione per il prossimo o la speculazione ( per alcuni è un volore, altrochè ). Aldilà appunto del motivo, chi arriva dopo e prende il posto di chi c'era prima, trovandosi la responsabilità di gestire una eredità comunque sempre ingombrante, generalmente tende innanzitutto a dimostrare che qualcosa fa - altrimenti cosa arriva a fare - e quindi a rivoluzionare tutto, a cambiare rotta.
Se poi chi prende in mano la situazione non bada altro che alla realizzazione economica, la probabilità di una perdita totale del messaggio iniziale è molto elevata.
Lo dimostra la pioggia di pubblicazioni, dischi e dvd che escono in occasione di eccellenti dipartite.


Ciò che haenG rappresenta in questo momento è uscito dagli incontri e le esperienze maturate nel corso della vita e dalle conoscenze assimilate durante un personale percorso professionale nel mondo del denim& sportswear. Ci sono gli ideali, il NO LOGO; le aspettative, una commercializzazione globale ma allo stesso tempo non invadente; una produzione eticamente corretta e responsabilizzata nel mantenere vivo un comparto fondamentale, il Made in Italy; il desiderio di offrire un prodotto di qualità ad un prezzo motivato e quindi trasparente; le invenzioni per far conoscere haenG in rete, questo blog, i websellers, facebook.
haenG è nato per questo, per dare sfogo all'energia generata da queste cose mescolate insieme. Cercando di esprimere quelli che sono i miei valori: passione, entusiasmo, innovazione, evoluzione, energia, etica, libertà. Parole che rappresentano ed evocano sensazioni impegnative, responsabilizzanti. Non si possono tirare in ballo senza sentire davvero, praticare e difenderne il significato.

Se mai ci sarà un Haeng (sic) diverso dall'originale, nato da motivi ed ideali diversi da quelli che hanno determinato la nascita del progetto haenG, sarà quindi semplicemente un'altra cosa, forse migliore e forse peggiore, ognuno giudicherà in base a ciò in cui crede. Ma quando non c'è gara, non c'è competizione; semplicemente il dopo non è l'originale, quello che volevo dimostrare e cioè che si può fare un prodotto immediatamente riconoscibile senza nascondersi dietro ad un logo è stato fatto.
Come ha detto un amico qualche giorno fa :
sbollita la cosa, misurato e già detto all'epoca cosa pensavo.
Aldilà di marchi e registrazioni sono infatti serenamente convinto che a contare sia l'anima, quella che si mette nel fare le cose.Un "buon pezzo" lo si riconosce senza leggere l'etichetta.

mercoledì 23 febbraio 2011

Come proteggere il proprio lavoro : Step 01 > Social Media Marketing


follow the rabbit > SINTETIK

"I grandi investimenti sui media tradizionali (come TV e carta) e l'impossibilità di monitorare l'andamento dell'investimento fanno parte del passato. Oggi la comunicazione si sviluppa attraverso i nuovi media: cercando la collaborazione dell'utente, investendo cifre molto più contenute per un ritorno maggiore e verificabile. L'utente è diventato colui che può fare la differenza e determinare il successo dei brand: si può considerare il vero protagonista.
Per questo motivo si parla di conversazione e non più di comunicazione, di prosumer e non più di consumer, di crowdsourcing advertising e di user generated contents. Nuovi concetti che hanno determinato un cambiamento anche dei mezzi di condivisione: blog, social network, wiki e forum sono gli strumenti che oggi creano contenuti. Internet diventa così il luogo determinante dove ogni azienda può creare la propria competitività: attraverso strategie studiate sulle proprie necessità e sfruttando i mezzi più adatti alle proprie esigenze ".

Queste cose non me le sono certo inventate io; c'è chi le dice e predica da anni. Sintetik è stato fra i primi ad occuparsi di comunicazione multimediale offrendo il proprio know how a quelle Aziende che invece di aspettare che i tempi cambiassero hanno pensato che bisognava essere parte di quel cambiamento.
Ora il know how è cresciuto e i ragazzi di Sintetik offrono dei corsi di formazione a chi
invece di "seguire la palla" pensa che la palla sia meglio portarla, in pratica guidare e lasciare che siano gli altri ad inseguire.

Ecco quale è il primo step per proteggere il proprio futuro: La Conoscenza.

martedì 22 febbraio 2011

NO MONEY NO JUSTICE


follow the rabbit > Gonzales, A. No Money, No Justice

Ecco qua una banalità. cose di tutti i giorni direte. Certo, ma bisogna passarci per crederci, altrimenti si pensa che siano sempre le solite cose quelle che si sentono e dicono.
Per avere giustizia, o peggio per prevalere anche con una ingiustizia, bisogna o, per meglio dire, basta avere i soldi, la grana, il potere.
Il qualunquismo di "per far soldi ci vogliono soldi" o "pesce grande mangia pesce piccolo" e "la legge è uguale per tutti gli altri" funziona, non è una notizia. Lavora a pieno ritmo.
Se vuoi la pace prepara la guerra, dice qualcuno. Esatto, ma per preparare la guerra ci vogliono soldi, capitali. E se c'è chi i soldi li spende per la pace e poi non gli restano più per fare la guerra ?
Andiamo al sodo : registrare un marchio, un logo, anche se come me non ci credi perchè non te ne frega niente del logo, ma vuoi appunto metterti l'anima in pace e proteggere il tuo lavoro, toglierlo dalle mani di chi invece gliene frega eccome del regalo che gli hai preparato, beh, ragazzi sapete una cosa ? REGISTRARE UN MARCHIO NON SERVE A NIENTE. A meno che tu non abbia i soldi per difenderlo.
E io credevo bastassero i soldi per registrarlo. Povero illuso. Ora che lo devo difendere salta fuori che non è così automatico. No, bisogna intentare cause, pagare avvocati, attendere ed intanto spendere. E' come se ti venissero i ladri in casa e dovessi tu pagare il taxi alla polizia, dimostrare che stanno rubando e poi pagare di nuovo il taxi ai ladri per la prigione. >NO MONEY NO JUSTICE, chi ha i soldi ha la ragione.
Prendo atto che proprio non fa per me.

Fatta l'esperienza, sorrido e penso che c'è una serie di cose, un piccolo, elitario luogo nel quale non si può arrivare nemmeno con tutti i soldi del mondo. E' un luogo nel quale non si paga il biglietto perchè non solo i soldi non sono accettati, ma proprio non esistono. E' un mondo frequentato da idealisti, sognatori, pasionari. Una zona dello spirito umano nella quale si coltivano e si praticano l'arte, lo stile, l'originalità, il pensiero.
Lì se non esiste denaro tantomeno esistono loghi, parola aliena in un mondo dove ciò che sei si vede dalla prima occhiata.
Chi ha i soldi può solo comprare e guardare, contenti loro. Prendere, comperare queste cose e vestirle di un logo, dire a gente come loro che è bello, poi togliere il bello, dar loro solo il logo e dire ancora che è bello.



lunedì 21 febbraio 2011

Come metter sù bottega. Primo passo : La Poltrona

Nuova esperienza personale: se volete avviare correttamente una vostra attività, la seconda cosa ( la prima è avere un pc collegato al web ) che dovete assolutamente acquistare è un comodo appoggio sul quale adagiare il fondoschiena per portare avanti risolutamente e senza fastidi la vostra conquista del Mondo.

Le chiamano "sedie ergonomiche", ma a me quelle fanno proprio tristezza; che dire, sarà perchè il nostro è un lavoro nel quale si sogna ad occhi aperti, ma decisamente io preferisco tutto un altro genere, del quale oltre alla forma preferisco anche il nome: "Poltrona". Mi piace molto di più, è evocativo e - come dire -più adatto allo spirito che mi pervade ogni volta che a me, Turista per Caso delle fiere, Salgari dell' abbigliamento, parlano di lavoro o, peggio ancora, di spostamenti.

domenica 20 febbraio 2011

Voltare pagina


Una settimana di incazzatura piena. Adesso però si volta pagina.
Ci sono cose che si possono controllare, altre no,
quindi meglio guardare avanti con ottimismo.

venerdì 18 febbraio 2011

Ma chi era quel tizio che diceva al suo paese di svegliarsi ?


Mi fa piacere che anche il Benigni gridi: "Italia svegliati!" una esortazione che ci porta indietro nel tempo quando già qualcuno spronava la sua nazione al risveglio al grido di "Deutschland erwache !"
Benigni come Charlie Chaplin ? Mah, non credo, in ogni caso la storia insegna.

La verità è che o ci svegliamo da soli o, quando arriverà, il risveglio potrebbe essere molto brusco...

giovedì 17 febbraio 2011

haenG


A volte sono le mani a dover lavorare, altre i pensieri; spesso le due cose accadono contemporaneamente.
La cosa fantastica del nostro essere è questa. Possiamo immaginare le cose, riusciamo ad ipotizzare situazioni, a discutere tra noi in noi stessi, nell' intimità e segreto della nostra mente, valutare i pro e dei contro. Riusciamo, senza dover mettere tutto su un foglio in parole o disegni, a prevedere con buona approssimazione che cosa potrà accadere in una o altra situazione. I pensieri nascono, si sviluppano ed intrecciano, spesso si perdono, sostituiti da altri, più forti o urgenti. Ma poi, i pensieri importanti, quelli che in un determinato periodo della nostra vita sono dominanti, ci aspettano al mattino, quando ci svegliamo. A me capita di sognare di tutto, senza che questo sia almeno apparentemente frutto o conseguenza dell'attività diurna. Sogno e basta. Avventure, giochi, belle donne, voli, fughe. Ma poi, al mattino il pensiero, quello importante è lì come un gatto che mi aspetta e riprendiamo il discorso.
haenG è il mio pensiero importante.
Vicissitudini - ricordiamoci che c'è chi sta veramente male, questo è solo un gioco fatto mentre si vive una vita bella - dicevo, vicissitudini hanno fatto sì che haenG rischi di finire in una scatola e dimenticato. Coproprietà di un marchio significa anche che le parti possano impedirsi vicendevolmente di utilizzarlo. E' quanto è successo tra me ed il mio produttore. Doveva essere un patto per la vita ed è durato nemmeno un anno. Perchè ? Non è importante. Ora il pensiero è come far sì che il mio ex socio possa uscire senza le gambe rotte da una avventura che non sente più sua. La soluzione migliore sarebbe quella di far subentrare un nuovo socio produttore / finanziatore. Certo così ricominciamo da capo. Escluso.
Non è che ho paura, anzi sono entusiasmato dall' idea straordinaria di prendere in mano tutto io e via impegnamoci quelle quattro cose che abbiamo e andiamo avanti. Non ho paura di questo, ho paura del fatto che non ce l'ho la paura. Mi guardo in giro e vedo gente che gioca alla lotteria. Parlo con le persone e mi dicono che è dura. Tutto intorno si respira una aria di attonita assenza.
Perchè io non ho paura ? Perchè, perchè la gente non salta sui tavoli e comincia a dire facciamolo, andiamo scommettiamo.
Ci stiamo chiudendo in noi stessi sotto i colpi che da soli ci infliggiamo.
Dobbiamo cambiare, bisogna cambiare. Fare. Fare e aiutarci a fare.
Schopenhauer parla della libertà dell'individuo come di un limite, una cosa negativa. La libertà intensa come vuoto, mancanza di riferimenti, appoggi.
Io credo che dobbiamo invece vivere la nostra libertà con coraggio, usarla, osare.
Un mondo e una società fermi, immobili, impauriti, assomigliano troppo a quei vecchi appoggiati al bastone che pensano che i bei tempi siano quelli andati, momenti lontani oramai alle loro spalle e che quando invece gli si chieda del futuro e di guardare avanti si ritraggano, mormorino che non è affar loro e cerchino un posto riparato dove aspettare che scorrano i giorni.


mercoledì 16 febbraio 2011

ITALIA SVEGLIATI !






martedì 15 febbraio 2011

Squadratlantica



INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei qualunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

William Enest Henley

(INVICTUS)

Il futuro di haenG

WRONG WAY - GO BACK recita il cartello.
Un passo falso, fatto nella direzione di una azienda che non ha saputo o voluto aspettare che le cose evolvessero con i giusti tempi.

Congiuntura economica + rete vendita inesistente + resistenza ad inserire un nuovo brand che poi non vuole essere brand + aspettative di vendita irrealistiche + poca forza aziendale >> mescolare e servire.

C'è poco da fare, in un sistema economico come il nostro per far soldi ci vogliono i mezzi, che son sempre i soldi. L’azienda non ce la fa più a sostenere la crescita di haenG che pur essendo nato da appena un anno, seppur registrando un incremento costante dell’interesse e delle vendite, non è riuscito a raggiungere il budget che gli si chiedeva per continuare ad essere portato avanti. Abbiamo provato ad inventarci di tutto e di tutto abbiamo fatto per riuscire a limare i costi, abbiamo cambiato le regole del gioco per poter evitare di pagare dazio.
Forse proprio questo essere fuori dalle regole, il voler evitare – anche perché costretti – di passare attraverso campionari infiniti, fiere costose, e collezioni insisto nel dirlo – inutili – concentrandosi invece sul valore del prodotto in sé, forse è stato proprio quello che ha segnato da subito il nostro destino. Quando un anno fa uscii con la prima collezione, la cosa che mi stupì di più fu la mancanza totale di disponibilità nei confronti del nostro progetto. Certo, i complimenti, quelli non costano nulla, si sprecarono, le pacche sulle spalle non si contarono, ma di ordini manco mezzo. Nessuno che voleva fare il primo passo, investire un migliaio di euro su di noi.
No logo ? Sei un grande, ci hanno rotto i coglioni con questi loghi ! Monoprodotto ? Bravissimo ! Niente fiere ? Ottimo, non servono mai a niente ! Incontrare gli agenti uno a uno prima di consegnare la collezione ? Finalmente, così capisci chi hai davanti. E così via.
Appunto. in realtà non c’era mai tempo per incontrarsi, impegnati ad inseguire mille progetti, spediscimi la collezione mi dicevano; se non fai le fiere almeno un paio non sei nessuno; se ci metti qualche tshirt e felpa vedrai che vendi. eh … naturalmente le devi logare altrimenti chi cavolo capisce chi sei ?
Incredibile l’arte del trasformismo dell’essere umano. Tutti ad aspettare il pronti via e nessuno che si azzardasse a fare un passo. Per non parlare dei “ giri giusti” delle lobby dei rappresentanti che decidono di far partire chi e chi no, invidie, dispetti, doppi giochi. Un mondo popolato di ruffiani che ti vedono, se ti vedono, come un pollo da spennare.
Ma poi, nonostante tutto, è arrivato il primo ordine, poi due, tre. Piano piano ce la stavamo facendo. Qualche negoziante romantico e coraggioso che ci telefona di mandargli l’agente, le prime vendite on-line, articoli, interviste, passaparola.
Ma ecco, proprio quando si comincia ad ingranare, sembra la barzelletta del matto che scappa dal manicomio, scavalca sette muri di cinta e torna indietro all’ultimo perché non ce la fa, ecco che finisce la benzina, o meglio la voglia di mettercela, già concentrati su altri progetti, altre chimere, altri “fast business”.
Ma il matto non sono io. O meglio, alt, dipende dalle proporzioni. Se sei l’unico sano in mezzo ai pazzi il pazzo sei tu. E allora magari ti adegui. Cominci a fare una fiera, a mettere un piccolo loghino ma piccolo, a fare la felpa, la tshirt e avanti così, ma.. alla fine per cosa ? Per passare inosservato ed entrare nel sistema e spartirti le briciole che cadono dal tavolo. Ecco per cosa. E’ la stessa storia di chi comincia ad alzare la voce, rompe i coglioni ed allora per farlo star zitto gli danno la mancetta.
Ma sempre per lo stesso motivo - la mancanza di fondi – io non mi voglio o posso adeguare. I soldi li metto in un bottone cucito a mano, in una costruzione particolare, in una fodera tasche preziosa.
Io ho dei valori così forti da evitare di usarli come logo.

E’ per questo che tutti i miei progetti nascono per la rete, per essere on line. Per evitare tutta questa corte dei miracoli, i cortigiani che si incontrano in fiera, gli agenti che sanno fare gli stilisti, i clienti che ti affittano un metro quadro di negozio. Quando si parla di pane, di pasta si capisce che il primo spreco è la filiera, tutti quei passaggi che vanno a gravare sul costo finale. Io non sono per un prodotto low cost, tutte le cose devono avere il giusto prezzo, un pantalone per me vale un auto, un diamante, quindi se vale 3000 euro vale 3000 euro ma appunto li deve valere.

Adesso mi dedico a portare a casa la pagnotta, metterò qualche logo sui progetti degli altri, farò pantaloni, felpe e tshirt, magari mi farò anche qualche fiera. Ma io sono come la serpe nel seno, haenG è stata la prima prova, ho imparato molto da questa esperienza e ne farò tesoro. Il primo insegnamento è quello di non affidare agli altri i propri sogni, bisogna credere in se stessi. Su questo io sono sereno, se adesso sono a casa proprio perché per primo credo in me stesso.
Che ne sarà di haenG ? Il marchio è registrato, ad evitare che qualche genio approfitti della mia disillusione nei confronti del logo per farselo suo. L’azienda che sinora ha prodotto haenG potrà vendere il prodotto fino ad esaurimento, poi dovrà smettere in quanto io non glielo permetterò. In ogni caso anche volessero provarci sarebbe una cosa diversa perché questo haenG sono io.
Quindi il messaggio di haenG rimane nella bottiglia. Il mio obiettivo naturalmente è quello di trovare i mezzi per portarlo avanti da solo, in modo da fare guadagno certo, ma senza speculare. Vedremo se arriverà da qualche parte questo messaggio, per il momento ringrazio tutti quelli che si sono avvicinati al progetto raccomandandomi con i possessori di un haenG di tenerselo stretto, in quel migliaio di pantaloni oltre al prodotto, c’è tutta una filosofia di vita.