La molla della motivazione è caricata dall’energia dell’arroganza.
Detto questo, bisogna decidere dove finisce la strada asfaltata della sottomissione e dove inizia lo sterrato del coraggio; dove termina la spiaggia dell’ignoranza ed iniziano gli scogli della curiosità e della conoscenza.
Detto questo, bisogna decidere dove finisce la strada asfaltata della sottomissione e dove inizia lo sterrato del coraggio; dove termina la spiaggia dell’ignoranza ed iniziano gli scogli della curiosità e della conoscenza.
Chi si riconosce nello spirito di Squadratlantica è qualcuno che cerca l’impresa, percorre sterrati e si arrampica sugli scogli. Morirà di fame o di morte violenta ma in libertà e con la serenità di averci provato, di aver indagato la sfida di compiere scientemente un atto, fosse anche di pensiero.
Altri Italiani, prima di noi, tormentati dagli stessi malesseri, caricati dalla stessa energia hanno compiuto quelle grandi imprese che spesso citiamo. Ma per chi non lo avesse capito noi non parliamo solo di aeroplani, macchine di corsa o di battaglie, ma anche di pensiero e di espressione.
Luchino Visconti, nel 1943, in piena guerra, con il suo film Ossessione compì l’impresa di far nascere, in Italia, il Neorealismo, una grande movimento espressivo che si materializzò a cavallo degli anni 40 e 50. Tutto il mondo ce ne riconosce il valore.
Noi di Squadratlantica ne rivendichiamo l’eredità, condividendo
con lui, che ce li ha trasmessi con le sue opere, quel pensiero intimo che è
sprone al non limitarsi alla forma estetica ma di far divenire un mestiere espressione,
patrimonio comune in un percorso che consenta ai mezzi di essere anche sensazioni,
fossero appunto anche malesseri sociali e crisi di valori.
Eccolo quindi il senso di ripercorrere i momenti di gloria dei
primati, delle esplorazioni e delle trasvolate Atlantiche, dei mezzi creati per la guerra; un atto compiuto con la
consapevolezza che si parla di momenti e mezzi concepiti per dare
sostegno ad una dittatura, per generare violenza e morte, ecco il senso di un
colore preciso - il nostro bianco e nero cromatico - della personalizzazione sempre più estrema del prodotto a tirar
dentro ed a coinvolgere anche chi crede semplicemente di indossare uno dei
nostri capi.
Parlare di una impresa compiuta in pieno regime non è
volontà di glorificare una dittatura; citare un uomo che ha voluto a suo modo rendere
grande o difendere il Suo paese non è celebrare l’uomo ma la sua volontà, gli
ideali che sostennero le sue azioni. E’ ricordare,
osservare e cercare di capire. Scegliere
di mettere il nome di una persona qualunque su uno dei nostri capi, decidere di
apporre un numero unico al mondo su una maglia così da rendere quel capo unico
al mondo è ridare individualità, dignità, visibilità a quell’uomo abituato a
vivere marchiato e nel recinto del gregge; è dargli la Responsabilità.
Parlare di imprese è dire alla gente che le imprese sono
compiute anche da uomini ombra che si ritiene essere parte della massa, così come
da quella massa Visconti decise che una persona qualunque sarebbe stata oltre
che la protagonista , la ragion d’essere di tutto il suo lavoro.
Noi di
Squadratlantica non ci paragoniamo a Visconti ma siamo figli suoi, di lui che contribuì
a costruire una Italia della quale andiamo fieri. Ci dichiariamo quindi serenamente
risoluti, esibendo l’esca di un prodotto
ben fatto, ad attirare qualcuno su una
strada sterrata, ponendolo in mezzo al pericolo dei pensieri ed alla tentazione
della conoscenza.
Questa è la nostra vocazione , l’arroganza c’entra, ma
abbiamo una responsabilità nei confronti della nostra storia, dei maestri e di
quegli uomini ombra che ci guardano
dall’alto.
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