Non sono un appassionato di Tennis. A malapena riesco a comprenderne il sistema del punteggio.
  Se sabato pomeriggio ho seguito l’incontro tra Alessandra Schiavone e Na Li è stato per vedere se nel ( casuale ? ) parallelismo che l’abbigliamento ed il tennis stavano vivendo, si ritrovavano anche le stesse dinamiche che governano l’ incontro / scontro fra i due paesi nel settore dell’abbigliamento.  La creatività italiana contro la potenza cinese. La qualità contro i numeri.
  E  le similitudini ci sono state, eccome.
  Le potenti bordate di Li “pesavano” sul braccio di Francesca esattamente come la quantità di prodotto realizzato in Cina si dimostra devastante sul mercato italiano. 
  A detta dei commentatori, presumo esperti della scuola del tennis con gli occhi a mandorla, Li impara dagli schemi degli avversari e su questi costruisce il proprio gioco fino a  sopravanzarli sul loro stesso terreno.  Stessa cosa nell’abbigliamento : la Cina impara da noi e poi ci affoga in un mare di quantità clonate. Impara e riproduce, impara e riproduce. E vince. 
  Lì attaccava dalla sua stabile piattaforma a fondo campo, nemmeno fosse davvero in Far east mentre Francesca danzava deviando i colpi e cercando di impedire a Li di fermarsi a sparare cannonate. 
  Ma Potenza  e quantità hanno in sé una componente di inerzia che può essere rivoltata contro lo stesso attaccante, disorientarlo e farlo cadere proprio a causa del proprio peso e slancio. Quasi fosse una sorta di contrappasso, questo è un insegnamento orientale conosciuto come Judo.
  E ad un certo punto Francesca è riuscita a trovare il sistema di contrastare la potenza. E’ stato quando ha rotto gli schemi e ha cambiato gioco, mettendo in campo ciò che fa di noi Italiani dei vincenti:  la Creatività. Due volèe hanno fatto davvero sbilanciare Li, che innervosita ha perso concentrazione e freddezza lasciandoci per un attimo sperare nella vittoria.
  La Creatività appunto. 
  Cambiare gioco, impedire all’avversario di raggiungerci. Ciò che conta è la forma mentale, l’atteggiamento vincente; non la forza bruta, inutile e goffa senza il controllo.
  Se Francesca alla fine ha perso è perché alla sua creatività è mancata la potenza, non quantitativa  ma mentale; parlo di atteggiamento vincente, di sicurezza. 
  Se noi Italiani crediamo di poter vincere vinciamo. Avendo le risorse di cultura e di capacità creativa che abbiamo noi i mezzi sono solo un dettaglio. Dobbiamo saper comunicare le nostre visioni, spiegare le nostre idee e chi può farlo ci appoggerà, intuendo nei nostri progetti quel ritorno economico che oggi sembra essere garantito solamente dai grandi numeri.
  Italia e Cina hanno giocato a tennis. 
  Anche il nostro tagliare e cucire alla fine è un gioco, un gioco che però si fa pericoloso quando coinvolge il nostro futuro, quello della nostra cultura e delle nostre capacità manifatturiere. 
  Certo, meglio giocare a farsi la guerra che farsela davvero ma sabato al Roland Garros son volate cannonate e qualcuno le ha prese sul serio. 
  Alla fine l’insegnamento, la strategia da adottare sono chiari: noi, Italiani, dobbiamo essere creativi, rompere gli schemi e cambiare spesso gioco. In questo modo impediremo a chi ci segue di raggiungerci. Dobbiamo essere sempre un passo avanti, portare la palla come dice il mio amico Stefano. E crederci.
  Ovvietà, ma vederle materializzate e confermate in quei dieci magici minuti di una partita a tennis è stato illuminante.