martedì 15 febbraio 2011

Il futuro di haenG

WRONG WAY - GO BACK recita il cartello.
Un passo falso, fatto nella direzione di una azienda che non ha saputo o voluto aspettare che le cose evolvessero con i giusti tempi.

Congiuntura economica + rete vendita inesistente + resistenza ad inserire un nuovo brand che poi non vuole essere brand + aspettative di vendita irrealistiche + poca forza aziendale >> mescolare e servire.

C'è poco da fare, in un sistema economico come il nostro per far soldi ci vogliono i mezzi, che son sempre i soldi. L’azienda non ce la fa più a sostenere la crescita di haenG che pur essendo nato da appena un anno, seppur registrando un incremento costante dell’interesse e delle vendite, non è riuscito a raggiungere il budget che gli si chiedeva per continuare ad essere portato avanti. Abbiamo provato ad inventarci di tutto e di tutto abbiamo fatto per riuscire a limare i costi, abbiamo cambiato le regole del gioco per poter evitare di pagare dazio.
Forse proprio questo essere fuori dalle regole, il voler evitare – anche perché costretti – di passare attraverso campionari infiniti, fiere costose, e collezioni insisto nel dirlo – inutili – concentrandosi invece sul valore del prodotto in sé, forse è stato proprio quello che ha segnato da subito il nostro destino. Quando un anno fa uscii con la prima collezione, la cosa che mi stupì di più fu la mancanza totale di disponibilità nei confronti del nostro progetto. Certo, i complimenti, quelli non costano nulla, si sprecarono, le pacche sulle spalle non si contarono, ma di ordini manco mezzo. Nessuno che voleva fare il primo passo, investire un migliaio di euro su di noi.
No logo ? Sei un grande, ci hanno rotto i coglioni con questi loghi ! Monoprodotto ? Bravissimo ! Niente fiere ? Ottimo, non servono mai a niente ! Incontrare gli agenti uno a uno prima di consegnare la collezione ? Finalmente, così capisci chi hai davanti. E così via.
Appunto. in realtà non c’era mai tempo per incontrarsi, impegnati ad inseguire mille progetti, spediscimi la collezione mi dicevano; se non fai le fiere almeno un paio non sei nessuno; se ci metti qualche tshirt e felpa vedrai che vendi. eh … naturalmente le devi logare altrimenti chi cavolo capisce chi sei ?
Incredibile l’arte del trasformismo dell’essere umano. Tutti ad aspettare il pronti via e nessuno che si azzardasse a fare un passo. Per non parlare dei “ giri giusti” delle lobby dei rappresentanti che decidono di far partire chi e chi no, invidie, dispetti, doppi giochi. Un mondo popolato di ruffiani che ti vedono, se ti vedono, come un pollo da spennare.
Ma poi, nonostante tutto, è arrivato il primo ordine, poi due, tre. Piano piano ce la stavamo facendo. Qualche negoziante romantico e coraggioso che ci telefona di mandargli l’agente, le prime vendite on-line, articoli, interviste, passaparola.
Ma ecco, proprio quando si comincia ad ingranare, sembra la barzelletta del matto che scappa dal manicomio, scavalca sette muri di cinta e torna indietro all’ultimo perché non ce la fa, ecco che finisce la benzina, o meglio la voglia di mettercela, già concentrati su altri progetti, altre chimere, altri “fast business”.
Ma il matto non sono io. O meglio, alt, dipende dalle proporzioni. Se sei l’unico sano in mezzo ai pazzi il pazzo sei tu. E allora magari ti adegui. Cominci a fare una fiera, a mettere un piccolo loghino ma piccolo, a fare la felpa, la tshirt e avanti così, ma.. alla fine per cosa ? Per passare inosservato ed entrare nel sistema e spartirti le briciole che cadono dal tavolo. Ecco per cosa. E’ la stessa storia di chi comincia ad alzare la voce, rompe i coglioni ed allora per farlo star zitto gli danno la mancetta.
Ma sempre per lo stesso motivo - la mancanza di fondi – io non mi voglio o posso adeguare. I soldi li metto in un bottone cucito a mano, in una costruzione particolare, in una fodera tasche preziosa.
Io ho dei valori così forti da evitare di usarli come logo.

E’ per questo che tutti i miei progetti nascono per la rete, per essere on line. Per evitare tutta questa corte dei miracoli, i cortigiani che si incontrano in fiera, gli agenti che sanno fare gli stilisti, i clienti che ti affittano un metro quadro di negozio. Quando si parla di pane, di pasta si capisce che il primo spreco è la filiera, tutti quei passaggi che vanno a gravare sul costo finale. Io non sono per un prodotto low cost, tutte le cose devono avere il giusto prezzo, un pantalone per me vale un auto, un diamante, quindi se vale 3000 euro vale 3000 euro ma appunto li deve valere.

Adesso mi dedico a portare a casa la pagnotta, metterò qualche logo sui progetti degli altri, farò pantaloni, felpe e tshirt, magari mi farò anche qualche fiera. Ma io sono come la serpe nel seno, haenG è stata la prima prova, ho imparato molto da questa esperienza e ne farò tesoro. Il primo insegnamento è quello di non affidare agli altri i propri sogni, bisogna credere in se stessi. Su questo io sono sereno, se adesso sono a casa proprio perché per primo credo in me stesso.
Che ne sarà di haenG ? Il marchio è registrato, ad evitare che qualche genio approfitti della mia disillusione nei confronti del logo per farselo suo. L’azienda che sinora ha prodotto haenG potrà vendere il prodotto fino ad esaurimento, poi dovrà smettere in quanto io non glielo permetterò. In ogni caso anche volessero provarci sarebbe una cosa diversa perché questo haenG sono io.
Quindi il messaggio di haenG rimane nella bottiglia. Il mio obiettivo naturalmente è quello di trovare i mezzi per portarlo avanti da solo, in modo da fare guadagno certo, ma senza speculare. Vedremo se arriverà da qualche parte questo messaggio, per il momento ringrazio tutti quelli che si sono avvicinati al progetto raccomandandomi con i possessori di un haenG di tenerselo stretto, in quel migliaio di pantaloni oltre al prodotto, c’è tutta una filosofia di vita.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vecio , chiamami !
Volere è potere .

Davide Nicola Pizzolato ha detto...

Oilà... mi fa piacere che un anonimo mi dica di chiamarlo, alla sfida si aggiunge la sfida... anche detective adesso.